Timmari è una collina boscosa del territorio comunale di Matera che culmina a 451 m. con il Monte Timbro, in posizione dominante sulla vallata del Bradano e la piana de La Martella, oltre che affacciarsi sulla contrada Rifeccia. La località oltre ad avere un alto valore paesaggistico insieme al vicino lago di San Giuliano, riveste un ruolo importantissimo dal punto di vista archeologico e storico. Oggigiorno si presenta come un villaggio rurale sparso. Fino agli anni 80 molti materani ci hanno costruito la loro seconda casa ma passata la moda, molte sono in stato di abbandono.
La collina è molto estesa ed è in gran parte boscata anche se il bosco mediterraneo originario è stato in gran parte eliminato e oggigiorno si tratta soprattutto di rimboschimenti di pini e cipressi. Il rimboschimento ha ormai più di 60 anni ed ha permesso alle essenze mediterranee autoctone come il leccio e la roverella di riprendere gli antichi spazi. Molti comunque sono i campi che si alternano con la vegetazione spontanea
La collina di Timmari è uno dei siti tra i più continui insediamenti umani di questa parte d’Italia. Come è stato accertato dagli scavi e da recenti ricerche sul luogo, la vita sulla collina inizia già nell'Età Neolitica, si sviluppa nell'Età del Bronzo ed assume l'aspetto di un vero villaggio nella prima fase dell'Età del Ferro quando, nella vasta necropoli, appare il rito funerario della cremazione con presenza delle urne di tipo protovillanoviano.
La necropoli, o per maggiore esattezza i campi di urne furono scoperti e studiati da Domenico Ridola e Quintino Quagliati agli inizi del 900 nella località Lama San Francesco anche conosciuta come Vigna Coretti, a pochi km dai pianori di San Salvatore e Camposanto, dove il centro urbano si sviluppò. Diversi scavi sono stati effettuati in questa località e oltre alle urne funerarie non sono stati ritrovati resti architettonici tali da permettere la ricostruzione dell'ipotetico santuario.
La presenza di canalizzazioni lascia intendere che esistesse un culto delle acque associato al santuario. Il primo contatto con il mondo greco metapontino, agevolato dalla vallata del Bradano, si percepisce sul finire del VII sec. a.C. mentre nella seconda metà del VI sec. a. C. la ceramica greca è presente ovunque ed in abbondanza con le cosiddette coppe ioniche nelle necropoli che si estendono sul lato meridionale della collina. Intorno alla chiesa medievale di S. Salvatore, l'abitato assume il carattere di un centro sistemato su assi incrociati verticalmente; pianta urbana, questa, che può essere attribuita al V sec. a. C.
Il massimo sviluppo è raggiunto invece durante il IV-III sec. a. C. quando la stipe votiva comincia a presentare una ricchezza mai incontrata nel retroterra delle colline elleniche.
La stipe votiva, oltre ad una ricca documentazione numismatica sulle relazioni commerciali con Taranto, Metaponto, Heraclea, Velia e Terina, presenta la più completa documentazione degli strumenti agricoli dell'epoca offerti come ex voto al santuario di una divinità ancora sconosciuta. Ma la più importante documentazione rinvenuta nella stipe è formata da bronzi - patere, cinturoni con ganci configurati ed appliques a foglia di edera - e da migliaia di statuette che in parte richiamano tipi tarantini, in parte busti femminili provenienti da matrici certamente locali di forte carattere popolaresco.
Nel momento in cui la vicina costa greca raggiunge il culmine nella coroplastica ellenistica di tipo tarantino, i figuli di Timmari creano modelli che non trovano facile confronto nemmeno nei centri dell'interno. Si assiste ad un imbarbarimento senza alcuna giustificazione se non si tenesse conto della presenza nella zona degli eserciti lucani intenti a conquistare anche le città di Metaponto e Heraclea. Questi busti rappresentano un unicum nella produzione locale del retroterra delle colonie greche.
Con le guerre annibaliche (200 a.C.) la vita sulla collina comincia a spegnersi, anche se perdura ancora fino al tardo periodo romano quando, intorno al santuario antico, prende consistenza un villaggio altomedievale dominato dalla chiesa di S. Salvatore sorta, molto probabilmente, sul posto dell'antico tempio maggiore del centro.